mercoledì 24 marzo 2010

Le epoche ferroviarie delle FS - Epoca III

Secondo le norme NEM, queste sono le epoche ferroviarie italiane.

Epoca III (1949-1968)

periodo a (1949-1956)
Sulla rete a c.c. diventa standard la sospensione "rigida"; restano comunque in uso anche i precedenti tipi elastici. Introduzione (1947/48) ed estensione (anni , 50) del REC a mezzi di trazione e carrozze.

Trasformazione in Franco-Crosti di lotti di locomotive a vapore.

Per tutto il parco traente, vapore escluso, e viaggiatori diviene standard la livrea castano-isabella (solo marrone ad olio per le vecchie casse in legno). I numeri di classe in cifra araba sono dal 1952 in alluminio in rilievo. Nuove livree anche per carri serbatoio e refrigeranti: cassa o serbatoio e telaio in color alluminio. Eliminazione dei dischi girevoli, dei segnali ad ali sovrapposte, dei segnali d'avviso a candeliere, delle tabelle di velocità sui segnali di avviso. Nuovo segnale di avviso luminoso a luci sovrapposte oscurabili (vela ovale), con possibilità di lampeggiamento delle luci. Riduzione del diametro della vela dei segnali. Introduzione del segnale di chiamata.

Nel 1954 nuove divise del personale FS, nere o grigie con berretto di nuova foggia analoga all'attuale.

periodo b (1956-1968)
Nel giugno 1956 eliminazione della 3° classe, e riclassificazione del parco vetture. Dal 1958 striscia continua gialla sopra i finestrini dei compartimenti di 1° classe delle carrozze (in seguito diverrà avorio). Dal 1957 compare la livrea completamente castano con tetto in alluminio (standard dal 1961). Dal 1958 carrozze con livrea celeste-blu (Treno Azzurro). Dal 1964 nuova livrea grigio ardesia, con marcature in avorio e nuovo simbolo FS Italia in ovale, sostituito dal 1966 col simbolo FS i quadrato. Le suddette livree conviveranno fino alla metà degli anni '70 quando spariscono il castano, il castano-isabella e il Treno Azzurro.

Diffusione della marcatura EUROP (le FS vi aderiscono nel 1953). Dal 1963 nova posizione della marcatura dei carri.

Dal 1965 marcatura internazionale uniforme, completata entro il 1968 per i veicoli merci e viaggiatori in servizio internazionale. Carri merce con marcatura FS sopravvivono fino a tutti gli anni '70, carrozze FS fino alla metà degli anni '80.

Dal 1966 comincia la massiccia introduzione di carrozze UIC X (oltre 4000 veicoli in 20 anni). Nel 1966/67 vengono accantonate le ultime carrozze con cassa in legno. (eccetto bagagliai e postali).

Da fine anni ' 50 estensione di nuova livrea grigio-verde per mezzi di prestigio (locomotive, ETR, Aie, Aln).

Nel 1956/57 primi servizi TEE con automotrici SNCF quindi con automotrici FS (Aln448/442) e dal 1961 anche con elettrotreni policorrente svizzeri (Rae), tutti in livrea TEE rosso-avorio.

Sviluppo di trazione diesel da manovra in livrea verde con filetti gialli, di loco diesel da treno in livrea verde-isabella.

Dal 1965 livrea standard per Aln (beige-azzurro-rosso)

Eliminazione della trazione a vapore dalle linee principali.

Nelle elettrificazioni in c.c. compaiono i pali tipo LS e in forma sperimentale la nuova sospensione tipo MEC a puntone inclinato e fune regolata.

Introduzione della lunga rotaia saldata e diffusione dei deviatoi ad aghi elastici e cuore fuso monoblocco. Definizione del tipo di traversa standard FS in cemento armato precompresso e vibrato.

Picchetto di limite di manovra e segnale di avviso di rallentamento notificato (1959). Nuovi aspetti nel segnalamento luminoso. Conferma di riduzione di velocità (rappel) sul segnale di la categoria con la luce alta rossa (1961) o tabelle triangolari di velocità sui segnali dei binari deviati. Segnali di la categoria a vele circolari sovrapposte (due otre); nuovi segnali bassi luminosi a tre luci (1966).

Introduzione del segnale di coda a luce lampeggiante (metà anni '60).

Dal 1960 nelle stazioni le segnalazioni di località e servizio sono su tabelle a fondo nero con iscrizioni in bianco, che spesso si affiancano alle precedenti iscrizioni in nero su bianco senza sostituirle del tutto.

lunedì 22 marzo 2010

TEE "Ligure": la mia composizione

Ecco la composizione probabile del mio TEE



La composizione prevede, trainate dalla E.656 in livrea "sperimentale", sette carozze delle quali un bagagliaio ed una ristorante, mentre le altre 5 carrozze sono tutte di 1a classe.

Locomotiva FS E.656

Le E.656/E.655 Caimano sono locomotori elettrici pesanti articolati ad uso passeggeri (i primi) o merci (i secondi) sviluppati per le Ferrovie dello Stato negli anni settanta e tuttora circolanti. Devono il loro nome al concorso lanciato dalla rivista specializzata "Voci della rotaia", dal quale deriva lo stesso logo, un caimano verde-giallo in corsa, apposto secondo l'uso di allora sul lato della cabina.
Sono composti da due semicasse accoppiate con 3 carrelli a 2 assili, mossi da 12 motori a corrente continua da 400 kW ognuno. A seconda delle versioni sono presenti due motoalternatori oppure uno o due convertitori statici.
Si tratta degli ultimi mezzi costruiti con il rodiggio a tre carrelli e semicasse articolate, tipico di diverse famiglie di mezzi italiane, come E.636, E.645, E.646, per risolvere il problema delle linee con molte curve e di raggio ridotto; il passo rigido del veicolo veniva drasticamente ridotto, rendendo i mezzi meno aggressivi verso la rotaia.
E.656 livrea d'origine
Storia
Nei primi anni settanta le Ferrovie dello Stato italiane attraversavano un periodo di riorganizzazione del parco macchine. Le locomotive di prima generazione per viaggiatori (come le E.428) erano ormai abbondantemente obsolete dopo 40 anni di servizio, mentre le più recenti E.646 stavano via via diventando insufficienti all'aumentato servizio passeggeri. Infatti l'aumento del numero di treni pendolari aveva spinto i vertici della direzione tecnica a riassegnare una parte delle E.646 ai treni navetta, sottraendole ai treni passeggeri più "impegnativi". Nonostante il successo delle nuove E.444, veloci e potenti, occorreva avere in breve tempo delle nuove motrici caratterizzate da una potenza maggiore, da velocità massime medio alte e da circuiti di comando moderni anche con uso di elettronica al posto dei vecchi sistemi elettromeccanici. Tutto questo cercando di mantenere la più grande semplicità possibile. Per evitare le incertezze della sperimentazione e i tempi lunghi si preferì ripiegare su una totale revisione del progetto collaudatissimo delle E.645-646 modernizzandolo e rendendolo più funzionale alle nuove necessità.
Essendo destinate al traino di treni pesanti anche in linee a grande pendenza, e date le richieste tecniche in fatto di attrezzature, le E.656 avrebbero dovuto avere una massa superiore alla media, e molto spazio interno per l'alloggiamento degli impianti. Le cabine alle estremità furono previste in posizione avanzata, quasi a sbalzo. Con 120 tonnellate nella versione definitiva, le E.656 erano del 30% circa più pesanti rispetto alle E.444. I limiti del progetto a due semicasse si manifestarono presto in quanto si innescavano dei moti oscillatori e di serpeggio non facilmente controllabili. In seguito alle prove la velocità prevista di 160 km/h si rivelò una chimera, e le E.656 vennero limitate a 150 km/h.
Tecnica
All'entrata in servizio, alla fine del 1975, le E.656 si dimostrarono buoni mezzi, in grado di svolgere egregiamente qualunque compito.
Soltanto recentemente, dopo anni di prove e dopo l'introduzione degli smorzatori antiserpeggio (dotazione man mano estesa a tutto il gruppo) è stato per un breve periodo autorizzato di nuovo l'aumento a 160 km/h della velocità massima. Le prime macchine entrarono in servizio tra la fine del 1975 e il 1976 consentendo di sopperire alla mancanza di motrici (causata dalla trasformazione delle E 646 per servizi navetta) e di aumentare il numero delle locomotive assegnate ai servizi passeggeri sulle linee principali, permettendo una razionalizzazione del servizio. Già nel 1975 vennero ordinata una seconda ed una terza serie, dato che la realizzazione a breve scadenza delle locomotive elettroniche non era ipotizzabile, seguite poi da altre tre serie fino a portare il totale di mezzi circolanti a 459 mezzi, un numero di tutto rispetto. Durante gli anni si sono susseguite varie ordinazioni fino ad arrivare alla sesta serie, conclusa nel 1989.
Ogni serie era caratterizzata da differenze più o meno grandi, frutto del costante aggiornamento tecnologico derivante dalle rapide innovazioni diffusesi tra il 1970 e il 1990. Con l'ultima serie e il refit delle vecchie serie venne aggiunto il sistema antiserpeggio al carrello, e il limite di velocità venne riportato a 160 km/h per un breve periodo poi riportato ai 150 km/h delle consorelle delle serie precedenti.

  • Prima serie (E.656.001-104): con due motoalternatori

  • Seconda serie (E.656.201-251): a telaio irrobustito, unico convertitore da 180 kVA 450Vca 60Hz trifase

  • Terza serie (E.656.252-307): a telaio irrobustito, con due motoalternatori

  • Quarta serie (E.656.159-200): a telaio irrobustito, fanali maggiorati, unico convertitore da 180 kVA, riadattato per l'interoperabilità su linee francesi (1500 V)

  • Quinta serie (E.656.401-550): a telaio irrobustito, fanali maggiorati, doppio convertitore ARSA da 120 kVA, sabbiere ridotte, vetri anteriori modificati con cornice in gomma al posto del telaino

  • Sesta serie (E.656.551-608): a telaio e cabina irrobustiti, fanali maggiorati, doppio convertitore da 120 kVA, sabbiere ridotte, vetri anteriori modificati con cornice in gomma al posto del telaino, respingenti piani, carrelli con antiserpeggio, asole per sollevamento in cantiere, centralina elettronica Delfina e sistema di telecomando a 78 poli con supporto per doppia trazione.
 
Tutte le serie hanno 12 motori, con trasmissione ad albero cavo. I motori possono essere inseriti in diverse configurazioni, per regolare la trazione.
Per FS esistono solamente 3 serie di E656: la prima comprendente gli E.656.001-104, gli E.656.159-199 e gli E.656.201-307, la seconda gli E.656.401-550 e la E.656.200 e la terza gli E.656.551-608. L'E.656.200 fu trasformata da un singolo convertitore a due ARSA: essa funge da prototipo per gli E.656.401-550.
Dal 1998 è cominciato un progetto di riconversione da E.656 a E.656c (c sta per cargo), poi rinominate E.655 secondo la tradizione di avere l'ultima cifra dispari per i mezzi assegnati ai merci. I Caimani trasformati hanno visto limitata la loro velocità alla comunque ragguardevole cifra di 120 km/h con l'accorciamento del rapporto di trasmissione da 28/61 a 23/66. Le E.655 sono macchine talmente prestanti anche dopo la riconversione da essere assegnate come "supplenti" di emergenza anche a treni passeggeri.
Un certo numero di E.656 è stato assegnato alla Regione Siciliana, mentre sul continente sono state parzialmente soppiantate dalle E.402A, E.402B e dalle E.444. Nonostante l'assegnazione, le E.656 non possono circolare su tutte le tratte a causa dell'elevato peso per asse che le rende inadatte alle linee più vecchie.
Attualmente nessuna delle locomotive E.656 di Trenitalia ha una velocità di targa superiore a 150 km/h nonostante gli ammortizzatori antiserpeggio. Ciò si può evincere dalla Tabella 27 della Prefazione Generale all'Orario di Servizio (Pubblicazione tecnica normativa di RFI)

E.656 livrea xmpr

FS E.656.028 "sperimentale"

In concomitanza con l'acquisto del locomotore E.656.028 in livrei d'origine, ho acquistato anche il modello raffigurante il locomotore E.656.028 "sperimentale", ovvero con la livrea TEE. Anche questo modello, come il precedente, è realizzato da ACME.

FS E.656.028

Il terzo locomotore che è entrato a far parte della mia collezione è il Caimano prodotto da ACME. Il modello riproduce in perfetta scala 1:87 la locomotiva E.656.028 in livrea d'origine delle FS.

IC "Vesuvio": la mia composizione

Ecco come verrà composto l'IC "Vesuvio".






La composizione prevede, trainate dalla E.444 di serie, sette carrozze così ripartite: un bagagliaio, due carrozze di 1a classe, una carrozza ristorante, una carrozza di 1a classe e 2 carrozze di 2a classe.

Struttura di sostegno: realizzate le prime cornici

Un pomeriggio domenicale libero utilizzato per proseguire nella realizzazione delle cornici di sostegno del piano del plastico. Utilizzando listelli di dimensione 40mm X 20mm ho realizzato le strutture che serviranno a sostenere il piano della stazione (dimensione 4500mm X 600mm), lo speculare piano sulla parete opposta del box, e il lato "corto" della struttura (3300mm X 600mm). Ho inziato a preparare anche i listelli che serviranno per realizzare la cornice di sostegno del piano inferiore dove verrà realizzata la stazione nascosta per il ricovero dei treni (posizionata sotto la parte della stazione principale). Questo piano avrà dimensione 4500mm X 700mm.


Nella foto si vedono le cornici che serviranno per sostenere la parte di plastico che verrà posizionata sul lato dell'ingresso del box. Queste dovranno essere fissate al soffitto. 

martedì 16 marzo 2010

Struttura di sostegno: inizio

Finalmente, dopo aver ultimato i lavori di sistemazione del mio box, ho iniziato la realizzazione della struttura di sostegno del mio plastico. Ho realizzato le struttura dei primi tre moduli che ospiteranno il piano base del mio plastico relativamente al lato "sospeso" del plastico. Queste le dimensioni dei tre moduli:
  • 900mm X 600mm
  • 1500mm X 600mm
  • 900mm X 600mm
I tre moduli costituiscono il lato da 3300mm X 600mm del plastico. I listelli di legno utilizzati per realizzare la cornice di sostegno hanno dimensione 44mm X 44mm.

lunedì 15 marzo 2010

Le epoche ferroviarie delle FS - Epoca II

Secondo le norme NEM, queste sono le epoche ferroviarie italiane.

Epoca II (1922-1949)
Vengono costruite le prime grandi reti ferroviarie. Evoluzione della macchina a vapore


periodo A (1922-1931)
L'entrata in servizio di rotabili più moderni a cassa metallica permette l'accantonamento dei tipi più obsoleti di provenienza delle ex-reti.

Dal 1921 applicazione della distribuzione Caprotti a gruppi di locomotive a vapore.
Notevole sviluppo della T.E. trifase. La linea aerea trifase raggiunge la sua maturità: pali M e sospensioni con isolatori a rocchetto e morsetto a maglia articolata (tipo 1926), scambi aerei bifilari in forma definitiva (tipo 1924).

Dal 1928 sperimentazione della trazione 3000Vcc sulla Benevento-Napoli: il sistema diventerà quello normale per le linee FS. Applicazione del fascio littorio sui mezzi di trazione.

Dal 1929 nuovi segnali per la linea T.E. (zona neutra, abbassamento archetti, ecc.) ancora in uso oggi.
1922-1923. Nuovi Regolamenti: Segnali e Circolazione Treni. Il disco è concepito solo come segnale di II° categoria, l'ala semaforica di I° e II° categoria diviene il sistea prevalente. Stanti dei semafori a bande bianco-nere orizzontali.

1924. Primi segnali permanentemente luminosi a vela ovale a luci singole, quindi a vela ovale e schermo mobile.

Nell'edilizia ferroviaria appaiono edifici (Cabine Apparati Centrali) in cemento armato di disegno vagamente liberty.

periodo B (1931-1943)
Dal 1931. Nuova sagoma limite FS (m 3,200) e nuova sagoma internazionale (m 3,150). Introduzione massiccia di carri per trasporto derrate a sagoma inglese.

Dal 1933 la marcatura dei carri merce è in gran parte a sinistra in alto (guardando il carro), anziché sulla porta scorrevole centrale o alle due estremità laterali. Scompare la marcatura alle testate dei veicoli merci e viaggiatori.

1931-1935. Esperimenti di nuove livree: loco a c.c. in castano/grigio pietra (poi isabella), carrozze in colore isabella. Dal 1935 la livrea castano-isabella diviene normale per loco a c.c. e carrozze viaggiatori di nuova costruzione (o per le vecchie in sede di verniciatura radicale), essa quindi si affianca e conviverà fino all'immediato secondo dopoguerra con la livrea verde.

Dal 1940 servizi navetta T.E. con locomotiva in coda presenziata.

Dal 1942-1943 nuovi criteri di iscrizione per carri e carrozze, di fatto applicati solo nel secondo dopoguerra (simboli, anziché dizioni in chiaro, indicazione di classe a cifre arabe, anziché romane).

Da fine luglio 1943 abolito il fascio littorio sui mezzi di trazione.

Notevole sviluppo della trazione a 3000Vcc, con prime trasformazioni di linee da trifase a c.c. La linea c.c. raggiunge il tipo definitivo: pali tipo M, sospensione "elastica" con isolatori a rocchetto e "Hewlett", sostituita dal 1940 con quella con doppio isolatore a rocchetto, oppure "rigida" con isolatore a campana. Catenaria con fune fissa e filo di contatto regolato.

1935-1937. Sostanziali modifiche nel segnalamento: il candeliere diviene in modo chiaro segnale di direzione e velocità, vengono introdotti candelieri di avviso e tabella di velocità sui segnali di avviso. Segnali di rallentamento (attenzione ed esecuzione) in colore arancio: il verde indica ora solo via libera. Il Regolamento Segnali del 1940 introduce il colore giallo e la luce gialla al posto del colore e luce arancio. Segnali luminosi a schermo mobile con vela circolare di grande diametro. Tavole d'orientamento in precedenza a segnali fissi; il Dirigente Movimento utilizza la paletta di comando.

Dal 1935 Apparati Centrali Elettrici tipo FS, con le caratteristiche cabine addossate al F.V.

L'edilizia ferroviaria si orienta verso una concezione razionalistica (cemento armato, mattone rosso). anche per F.V. e cabine ACE di impianti medio-piccoli. Generalizzate le indicazioni in nero su fondo bianco.

periodo C (1943-1949)
Dopo 1'8 settembre., la rete è divisa in due. Al nord, sotto il controllo tedesco, circolano anche mezzi di trazione tedesca e i mezzi FS ricevono grandi iscrizioni relative al deposito di appartenenza. Al sud, sotto il controllo angloamericano, mezzi diesel o a vapore e contingenti di carri merce inglesi e americani si affiancano ai mezzi FS, e saranno utilizzati anche nell'immediato dopoguerra.

Nell'immediato dopoguerra (1945-1949) inizia la ricostruzione della rete: notevole la presenza di ponti e viadotti provvisori con stilate in legno. Viene introdotta la tabella a strisce bianco-rosse in coda dei treni. I treni viaggiatori sono spesso composti con carri attrezzati con panche!

domenica 14 marzo 2010

Le epoche ferroviarie delle FS - Epoca I

Secondo le norme NEM, queste sono le epoche ferroviarie italiane.

Epoca I (1839-1922)
Dall'introduzione della ferrovia in Italia al consolidarsi dell'esercizio di stato.

periodo A (1839-1865)
Costituzione delle reti ferroviarie negli stati preunitari. Estrema varietà di mezzi di trazione, veicoli, armamento, segnalamento, fabbricati.

periodo B (1865-1885)
Dopo la costituzione del Regno d'Italia, riordino delle ferrovie, che vengono esercite dalla SFAI (Strade Ferrate Alta Italia), dalla SFR (Strade Ferrate Romane), dalla SFM (Strade Ferrate Meridionali), dalla SFCS ("Vittorio Emanuele") e dalla CRFS (Compagnia Reale delle Ferrovie Sarde).

Ciascuna società adotta propri criteri riguardo materiale rotabile, armamento, edilizia; istituzione di Uffici Studi per la progettazione in proprio del materiale rotabile, SFAI a Torino nel 1872, SFM a Firenze nel 1880.

Unificate invece le principali regole di circolazione treni e segnalamento: stazioni e bivi in linea protetti da segnali fissi; si diffondono i segnali a disco girevole.

Dal 1874 la SFAI con i primi apparati centrali a trasmissione rigida Saxby introduce segnali fissi ad ala semaforica, anche nella versione ad ali sovrapposte.

Notevoli analogie nell'architettura ferroviaria, secondo standard rintracciabili fino a tutti gli anni '20 del XX secolo ed ancora ben visibili oggi.

periodo C (1885-1905)
Riordino della rete su base "longitudinale", con la creazione della Rete Mediterranea (RM), della Rete Adriatica (RA), della Rete Sicula (RS); in Sardegna resta attiva la CRFS.

Notevole la differenza fra le soluzioni tecniche adottate dalle varie società riguardo al materiale rotabile e di trazione (tipologie e livree), agli armamenti, alla tipologia costruttiva di dischi e semafori.

I regolamenti di esercizio (segnali in particolare) sono invece uniformati alle sempre più dettagliate prescrizioni ministeriali. Dal 1888 si diffondono gli apparati centrali idrodinamici, con le caratteristiche cabine elevate nei grandi nodi e quelle basse addossate al F.V. nei piccoli.

Sulle linee col blocco RM (1891) e RA (1897) introducono il segnale di avviso; sulle restanti principali, RM quello di 3° categoria.

Nel periodo 1899-1904, prime sperimentazioni di trazione elettrica.

periodo D (1905-1922)
Costituzione delle Ferrovie dello Stato (FS), che assumono l'esercizio delle linee già RM RA RS, ad eccezione fino al 1906 delle linee ex-RA di originaria proprietà SFM, gestite direttamente da quest'ultima. Fra il 1905 e il 1922 numerose altre linee e reti entrano a far parte delle FS, pertanto solo nel 1922 si può considerare concluso il processo di formazione delle FS.

Nuova livrea e marcatura del parco FS. L'applicazione graduale soprattutto al materiale merci fa sì che nei primi anni circolino parecchi rotabili nelle vecchie livree delle ex -reti. In particolare nel 1919-20 migliaia di rotabili ex -austriaci entrano nel parco FS: la loro rimarcatura fu completata solo nel 1924.

Sviluppo della T.E. trifase, palificazione M con sospensioni FS 1914, Succursale e Galvano.

Nuove locomotive, carrozze quasi tutte a carrelli e vagoni merci secondo standard FS.

Adozione di parti di ricambio unificate (boccole, assi, caldaie per locomotive, ecc.), per il parco di provenienza ex-reti.

Segnali fissi (semafori) standard si affiancano ai precedenti delle ex-reti.

Nel 1907 vengono introdotti i segnali di prima categoria a candeliere. Nel 1913 abolizione del terzo fanale di testa e nel 1919 abolizione del terzo fanale di coda.

Fino al 1918 la marcatura delle locomotive (alcuni gruppi furono rinumerati anche nel 1907) era con numeri a 5 grosse cifre in bronzo sui lati della cabina. Dal 1918 si passa a 6 cifre con targa FS (ancora in uso) sui lati della cabina.

Nel 1907 nuove divise FS, nere con berretto a kepl.

Sui F.V. iscrizioni di località in lettere metalliche in rilievo a smalto blu (su alcuni fabbricati visibili ancora oggi); su pensiline e altri fabbricati indicazioni anche in nero su fondo bianco.

venerdì 12 marzo 2010

Locomotiva FS E.636

Le locomotive FS E.636 sono una serie di locomotori elettrici in dotazione alle Ferrovie dello Stato italiane.



La storia del gruppo E.636
Sul finire degli anni trenta le Ferrovie Italiane potevano contare su tre tipi di locomotive elettriche da 3 kV CC, concepite secondo una filosofia di "interoperabilità" propugnata dall'ingegner Giuseppe Bianchi: una serie d'accorgimenti che permettevano la compatibilità dei pezzi di ricambio tra i vari tipi di locomotiva, allo scopo di ridurre i costi e i tempi di manutenzione.

Questi gruppi erano:
  • E.626, prodotte in 448 esemplari (1928-1939), locomotive multifunzione rimaste in servizio fino alla fine degli anni ottanta. Utilizzate sia per passeggeri che per merci, erano caratterizzate da buone, anche se non grandi, prestazioni ed alcuni problemi meccanici. Tuttavia il passo rigido e la concezione antiquata della sospensione ne condizionavano il comportamento dinamico e il confort di marcia per cui la velocità venne limitata a soli 95 km/h anche se in prova avevano raggiunto i 110 km/h senza danni apparenti.
  • E.326: caratterizzate dalla velocità più elevata (140-150 km/h) e dalle ruote motrici di grande diametro, si rivelarono tuttavia poco affidabili per la trasmissione meccanica soggetta a guasti. A causa del passo rigido erano vittime di scossoni e ondeggiamenti. Il progetto fu limitato a 12 esemplari, tutti danneggiati nel corso del 2° conflitto mondiale. Di questo poco fortunato gruppo di locomotive ne sopravvive soltanto una, ricoverata presso il museo ferroviario di Pietrarsa.
  • E.428, macchine di grandi dimensioni, potenti e veloci, prodotte in gran numero e in tre serie, si rivelarono poco versatili. A causa dal rodiggio caratterizzato anch'esso da un grande passo rigido era eccessivamente aggressivo nei confronti del binario e causa di consistenti danni agli armamenti.
Con l'aumento del traffico ferroviario in Italia, si decise di creare una nuova locomotiva forte di tutte le innovazioni tecnologiche dell'epoca, di concezione semplice ed affidabile, ma senza i problemi dei mezzi esistenti.

Nel 1938 l'ingegner Alfredo d'Arbela e la sua equipe presentarono un nuovo tipo di rotabile, che in quel periodo venne portato ad esempio dei successi tecnologici italiani dalla propaganda politica del regime fascista. La costruzione della prima serie di dieci unità, numerate E.636.001-010, fu ordinata il 1° settembre 1938 e le macchine furono consegnate tra il maggio e il settembre 1940.

Tecnica
La E.636 era composta di due semicasse articolate, con tre carrelli indipendenti a due assi; il peso veniva così suddiviso tra un numero maggiore di assi, rientrando ampiamente nei limiti consentiti dall'armamento della linea ferroviaria. Le apparecchiature interne furono disposte secondo una nuova logica razionalizzata, permettendo una migliore distribuzione delle 101 tonnellate di peso. Le E.636 montavano gli stessi motori della E.626, i "32R" ma non riuscivano a garantire una potenza adeguata ai compiti che queste nuove locomotive avrebbero dovuto svolgere. Vennero modificati, acquisendo la sigla di "32R5" e furono dotati di un sistema di trasmissione ad albero cavo, più snello rispetto al complesso sistema ad ingranaggi originario. Per la prima volta le locomotive vennero dotate di un circuito di protezione da sovratensioni chiamato Separatore D'Arbela, che rimase in servizio fino agli anni settanta per poi essere sostituito con un più moderno sistema ad interruttore extrarapido.

I carrelli erano in lamiera scatolata, con struttura ad anello e due travi trasversali intermedie, ammortizzati tramite molle a balestra montate su ogni asse una per lato. I cuscinetti delle sale, inizialmente a lubrificazione, vennero con la seconda e terza serie sostituiti da cuscinetti a rulli che richiedevano meno manutenzione ed erano meno soggetti ad usura. La cassa, in acciaio, posava sui carrelli tramite perni montati sulle traverse e su una coppia di pattini.

Le nasciture E.636 concettualmente erano nient'altro che una versione meccanicamente aggiornata delle vecchie E.626, e ne mantenevano alcuni problemi di progettazione: qualche problema di rumorosità causato dal sistema di trasmissione non impedì a questo nuovo gruppo di affermarsi. Vennero studiati due diversi rapporti di trasmissione: uno più corto (21/65) per i tratti in pendenza o per i treni pesanti, con velocità massima di 95 km/h (poi accresciuta a 105 nel 1948) ed uno più lungo (28/65) con velocità massima di 120 km/h.

Le tre serie
Il gruppo E.636 è stato prodotto in tre serie di locomotive:
  • prima serie (001 - 108) costruita dal 1940 al 1942
  • seconda serie (109 - 243) costruita dal 1952 al 1956
  • terza serie (243 - 469), costruita dal 1957 al 1962.

Il primo esemplare, la E.636.001, entrò in servizio nel maggio 1940, e durante la guerra altre 108 unità furono consegnate fino al 1943 da diverse industrie quali Breda, OM, CGE, Officine Meccaniche Reggiane, Magneti Marelli e Officine Ferroviarie Savigliano.

Le unità N.042, 068, 076, 078, 079 e 105 furono distrutte a seguito delle ostilità durante la Seconda Guerra Mondiale, ma terminato il conflitto la necessità di nuovi mezzi e l'intervento del Piano Marshall spinse a riprendere la costruzione di queste locomotive: di questa serie furono costruiti un totale di 469 esemplari, compresi i primi 108 realizzati durante la guerra. Oltre ai costruttori elencati si aggiunsero altre industrie: Fiat, TIBB, Pistoiesi ed Ansaldo. Negli anni a seguire le innovazioni tecnologiche ed i vari miglioramenti contribuirono a rendere maggiormente affidabile questo gruppo di locomotive, che servirono da base di partenza per i nuovi gruppi E.646 ed E.656, che pur essendo mezzi a sé stante portarono il numero di unità derivate dal medesimo progetto alla cifra di 1.219 mezzi.

Attualmente la capostipite E.636.001 giace accantonata presso il deposito di Palermo, ma nonostante il valore storico non sembra esserne prevista una monumentazione o la preservazione. Gli aspetti che più di altri giocherebbero a sfavore di un eventuale restauro di questa unità sono legati al pessimo stato di conservazione di questo rotabile, seriamente danneggiato ad una semicassa nonché quasi totalmente privato delle apparecchiature di bordo.

E.636 revampizzate
La E.636 è ormai una locomotiva di vecchia concezione, e non offre molto comfort al personale di bordo; intensamente utilizzata per lunghi viaggi si rivelava fonte di elevato stress da rumore per i macchinisti e di cattiva vivibilità del clima della cabina di guida per la sua concezione troppo spartana.

Estremamente carente era la sicurezza delle cabine di guida a causa della loro debolezza strutturale e della loro posizione avanzata (cosa del resto comune anche ad altri mezzi di trazione); in caso di impatto le cabine originarie si sono dimostrate assolutamente inadeguate dal punto di vista della sicurezza, aspetto apparso più che evidente a seguito di una serie di incidenti occorsi a locomotori in manovra.

Il 12 marzo 1996 una di queste macchine, la N. 197, venne coinvolta in un incidente presso Sulmona a causa del guasto ai freni. L'impatto contro un ostacolo a bassa velocità squarciò la cabina; il macchinista morì cercando di fuggire dall'abitacolo.

Per poter rendere più confortevoli le condizioni di lavoro, 200 unità del gruppo E.636 destinate a Trenitalia Cargo, sono state riqualificate nelle officine di Marcianise, Genova Brignole ed Ancona. È stato effettuato un revamping sia interno che esterno, con l'adozione di particolari accorgimenti volti a migliorare le condizioni di abitabilità delle cabine di manovra. Vennero modificati gli allestimenti e le configurazioni delle cabine con l'introduzione di ganci appendiabiti e di cestini portarifiuti; venne eliminato l'impianto di riscaldamento a scaldiglie elettriche, sostituito con un impianto ad aria condizionata. Venne rifatta la coibentazione per rendere le cabine più silenziose e rimuovere l'amianto. Fu adottato un nuovo tergicristallo elettrico, togliendo quello originario ad aria compressa. La parete della seconda cabina venne dotata di un frigorifero, un lavandino, un fornetto scaldavivande e un armadietto con presidi medici di primo soccorso. Infine è stata predisposta una presa elettrica con tensione nominale di 220 volt.

Esternamente le unità del gruppo E.636 revampizzate si distinguono per il frontale con il terzo faro (diventato d'obbligo) che permette di ottenere una visibilità migliore nelle ore notturne. Alcune unità sono state dotate anche di un faro verde laterale. Inoltre hanno ricevuto la nuova livrea XMPR, che ha rimpiazzato l'originale castano-isabella tanto amato dagli appassionati. Alcune unità rimasero con il vecchio schema di colori, destinate in seguito al ritiro e alla demolizione.

Nessun intervento tuttavia è stato messo in opera per l'irrobustimento della cabina di guida.

E.636: gli esemplari unici

 E.636.284 "Camilla"
Alcune E.636 hanno alle spalle una storia particolare di sperimentazioni e prove. La più famosa di queste è la Camilla (E.636.284), che monta una coppia di musetti unici, installati in seguito ad un grave incidente avvenuto nel corso del 1988, presso la località di Villastellone (provincia di Torino), a causa del quale il telaio di una delle due cabine di manovra rientrò di qualche metro, accartocciandosi e mettendo in luce l'inadeguatezza strutturale della cassa. Portata alla OGR di Verona Porta Vescovo, è stata dotata di due cabine di guida del tipo E.656 VI serie (pur mantenendo il caratteristico "maniglione" e gli altri classici comandi delle E.636 tradizionali) come sperimentazione in vista dell'aggiornamento di tutta la flotta, per renderle compatibili con le direttive europee e con la normativa sulla sicurezza sul lavoro (la "legge 626"). Tale sperimentazione tuttavia non ebbe un seguito. Questo mezzo, famoso per aver acquisito una unica livrea grigio perla - rosso segnale, risulta inserito nell'asset dei rotabili storici di Trenitalia dall'estate 2006. Il 7 luglio 2006 questa unità ha lasciato lo scalo di Milano Smistamento, dove ha soggiornato a lungo accantonata, diretta alla volta di Tirano, ove verrà preservata grazie all'opera dei volontari del gruppo Ale883. La leggenda vuole che il nome Camilla derivi dal fatto che uno degli operai dello stabilimento di Verona Porta Vescovo, ove la 284 era in riparazione a seguito dell'incidente, aveva scritto con un gessetto sul pancone frontale il nome della propria fidanzata

E.636.082

La E.636.082 venne invece utilizzata come banco prova per un sistema di frenatura reostatica; vennero aggiunte grosse prese d'aria a griglia laterali e fu aggiornato il banco di manovra con l'installazione di un piccolo "maniglione" al di sopra di quello tradizionale, il quale comandava la frenatura elettrica. L'impianto elettrico venne così modificato per reggere il nuovo gruppo frenante e vennero aggiunti dei ventilatori per il raffreddamento e un invertitore. Il successo della sperimentazione portò all'adozione di questo tipo di sistema sulle nuove E.444. Oggi questo prototipo è stato a lungo accantonato a Verona Porta Vescovo, pesantemente cannibalizzato per parti di ricambio e in attesa di un ipotetico trasferimento in una località dove dove tale unità doveva subire un processo di restauro. Le cose, però, si sono evolute diversamente, ed il 3 giugno 2008 questa unità è stata demolita a seguito di ordini inderogabili.


E.636.385
Più recentemente invece una E.636, la 385, è stata utilizzata per il progetto "PV-Train" (Photovoltaic train), con l'installazione sull'imperiale di una serie di celle fotovoltaiche da 24 volt per la ricarica dei gruppi di batterie e l'utilizzo dei sistemi ausiliari nei periodi di stazionamento. Il progetto ha ottenuto un discreto successo ed in merito a ciò questa unità è stata inserita nel parco rotabili storici di Trenitalia, in qualità di unità prototipo/sperimentale (Giugno 2006).

E.636.080
E.636.117
Altri esemplari esteticamente modificati sono la E.636.080 Verona (ridipinta in grigio perla-blu orientale come prova per la nuova livrea unificata, in seguito riportata ai colori originali e demolita poi a Livorno il 26 maggio 2002), e la E.636.117 (un'altra "prova colore" in grigio-blu con logo XMPR, oggi rotabile storico).

Fine carriera
Alla data attuale non esiste più una E.636 ancora circolante, fatta esclusione per le unità storiche. Tutte le ultime E.636 ancora attive sono state quindi accantonate, essendone stata revocata la circolabilità sull'intera rete ferroviaria italiana.

Le E.636 superstiti erano state assegnate da diversi anni alla "Divisione Cargo" di Trenitalia; negli ultimi mesi di servizio una ventina di E.636 furono date in affitto ad alcune ferrovie concesse (LFI, Del Fungo Giera, Serfer) per l'utilizzo su treni merci, utilizzate talvolta in doppia trazione nei tratti più acclivi della rete ferroviaria italiana.

Solo in Sicilia, isola caratterizzata dal materiale rotabile particolarmente vecchio, risultavano in uso alla testa dei treni passeggeri già da diverso tempo; anche lì la fase di dismissione si è conclusa oramai da tempo, visto che oggi questi veicoli non corrispondono più ai requisiti minimi di comfort. In loro sostituzione sono state inviate dal nord Italia diverse locomotive del gruppo E.646 non soggette alla trasformazione in E.645.3×× per i servizi merci.
 
Alla fine del mese di Aprile 2006 giunse la notizia secondo la quale a partire dal 31 ottobre 2006 il gruppo E.636, salvo proroghe dell'ultimo momento, avrebbe cessato ogni attività; contrariamente ad ogni previsione, nel corso della prima quindicina del mese di Maggio 2006 è stato improvvisamente deciso il ritiro dalla circolazione di tutte le unità superstiti, comprese quelle date in service alle ferrovie concesse già citate (LFI, Serfer e Del Fungo Giera), sostituite da locomotive E.645.

La E.636.201, penultima unità circolante, ha abbassato i suoi pantografi per l'ultima volta la mattina del 9 maggio 2006; fa seguito la E.636.366, ultima unità attiva del gruppo, che il giorno 12 maggio 2006 ha fatto il suo ultimo viaggio da Alessandria Smistamento diretta a Livorno Calambrone, chiudendo di fatto un'epoca durata oltre 60 anni.

Il gruppo E.636 è stato a lungo caratterizzato dal maggior numero di unità prodotte per conto delle Ferrovie dello Stato, ed ancora oggi detiene il record per il gruppo di rotabili costruito nel più lungo arco di tempo, 22 anni.

Oggi sono considerate "rotabile storico" le unità 002, 128, 161, 164, 243, 265, 318 in livrea castano-isabella, e la 385 in livrea XMPR, la 117 in livrea sperimentale grigio-blu (adottata in passato su un'altra unità, la 080, demolita nel 2002) e la 284 (Camilla) nella sua livrea unica grigio perla-rosso segnale; queste macchine vengono usate per il traino di treni storici in occasioni speciali. L'unità 147 è stata riverniciata ed in seguito mantenuta monumentata all'interno dell'OML di Milano Smistamento; tuttavia essa non fu parte del gruppo di rotabili storici, ma è stata trasferita in Germania presso il museo ferroviario di Augsburg, dove è esposta a partire dal 27 aprile 2008 insieme ad altre locomotive storiche provenienti da tutta Europa.

Alcune unità del gruppo E.636 (022, 097, 197, 250, 309, 316 e 347) sono perite in altrettanti incidenti ferroviari, nei quali riportarono danni di grave entità tali da non giustificare una riparazione. Altre unità invece (042, 068, 076, 078, 079 e 105) sono state demolite a seguito di ingenti danni riportati nel corso dei bombardamenti alleati durante la Seconda Guerra Mondiale.

FS E.646.284 "Camilla"

Dopo la "Tartaruga", il mio secondo locomotore in H0 è stata la "Camilla". Anche questo articolo è stato realizzato da RoCo.

giovedì 11 marzo 2010

Locomotiva FS E.444

Le locomotive E.444 sono motrici ferroviarie nate negli anni sessanta per dotare le Ferrovie dello Stato di mezzi molto potenti adatti all'utilizzo su tratte rapide.

E.444
Alla metà degli anni sessanta il Giappone stava stupendo il mondo con lo Shinkansen, mentre i francesi cominciavano a muovere i primi passi con il loro programma TGV. In Italia il 3 dicembre 1963 sulla tratta Grosseto-Montepescali della Ferrovia Tirrenica una coppia di elettromotrici ALe 601 raggiungeva i 225 km/h. Si era in pieno fermento innovativo a causa dell'accresciuta esigenza di trasporto veloce. Mancavano tuttavia nelle ferrovie italiane le locomotive in grado di raggiungere e superare il muro dei 140 km/ora con carrozze viaggiatori . Nel 1964 l'Ufficio studi locomotive elettriche del Servizio Materiale e Trazione FS sotto la guida dell'ingegner Giulio Giovanardi sviluppò un nuovo progetto di locomotiva di elevata potenza ma soprattutto di elevate prestazioni velocistiche; venne deciso quindi di commissionare alla Società Nazionale Officine di Savigliano la costruzione della motrice con struttura di tipo convenzionale ma in grado di svolgere servizio su treni rapidi ed espressi a velocità elevate.

Anche le E.444 seguirono la moda del loro periodo, in cui ai treni veniva attribuito un soprannome solitamente affiancato dall'apposizione di un logo sulla fiancata del frontale: questi mezzi furono soprannominati Tartarughe, un nomignolo che in seguito unito ad un logo ironico applicato con la ristrutturazione si conquistò l'affetto degli appassionati e di coloro che servivano a bordo.
 
E.444 prototipo
 

Il primo prototipo, la 444.001 venne consegnata nel luglio del 1967 e fu subito oggetto di prove e sperimentazioni. La prima corsa prova fu effettuata sulla Roma-Napoli alla trazione di 6 carrozze UIC-X e un bagagliaio alla media di 143 km/h, un fatto notevole, allora, dato che le 646 erano autorizzate alla velocità massima di 145 km/h.

Gli altri 3 prototipi vennero messi su rotaia tra il 1967 e il 1968. Erano macchine piuttosto potenti per l'epoca, oltre 3000 kW, ma non abbastanza per l'utilizzo su linee rapide: inoltre i loro carrelli erano limitati a soli 180 km/h. La cassa delle E.444 primo modello era squadrata, e risentiva fortemente delle linee delle motrici di vecchia generazione ignorando le esperienze di aerodinamica portate avanti per gli elettrotreni con il progetto ETR 300.

Nonostante tutto furono estremamente innovativi per l'epoca, e il prototipo 001 venne inviato a Copenaghen ad una mostra ferroviaria suscitando ammirazione. In occasione del battesimo tenuto dal Presidente del Consiglio Aldo Moro e dal Ministro dei Trasporti (e futuro Presidente della Repubblica) Oscar Luigi Scalfaro, l'8 novembre 1967 ci fu il viaggio inaugurale: la E 444.001, con alla guida i macchinisti Arrighi e Pini, partì dal binario 1 della stazione di Roma Termini alle 9.00 alla testa del treno TV33069 diretto a Napoli (linea Direttissima via Formia); la macchina compì il suo viaggio in soli 88 minuti toccando i 207 km/h (allora considerata alta velocità) tra le località di Campoleone e Latina. Nel 1970 le Poste Italiane dedicarono, per la XII Giornata del francobollo un'emissione speciale da 25 lire al nuovo locomotore, in omaggio ai successi tecnici del mondo ferroviario italiano.

E.444 di serie
 

Tra i prototipi e le prime locomotrici di serie molte cose cambiarono: i motori T550 vennero sostituiti con i più prestanti T750, portando la potenza installata a 4.200 kW, e i carrelli furono sostituiti con altri adatti alla velocità di 200 km/h. Il grezzo frontale piano fu abbandonato in favore di uno più bombato e dalle prestazioni aerodinamiche migliori. Venne del tutto eliminato anche il pancone frontale porta-respingenti. Venne introdotta una livrea fortemente caratterizzante, contraddistinta da due fasce blu orientale su fondo grigio perla. In seguito fu reintrodotto il fascione frontale rosso antiinfortunistico. Fino agli anni ottanta le E.444 erano decorate con finiture in alluminio spazzolato e con un fregio frontale con il logo alato delle FS.

I primi 50 mezzi consegnati (E.444 006-055) risposero in modo eccellente alle richieste del gestore, e altre 60 unità vennero commissionate nel 1972 a vari produttori e consegnate nei due anni seguenti. L'utilizzo sulle linee francesi di confine dotate di elettrificazione di vecchia concezione spinse alla modifica di un numero limitato di mezzi, 16, per adattarli all'alimentazione a 1,5 kV CC.

Nel 1974 la necessità di aumentare la potenza traente suggerì l'adozione su due macchine, la 444.056 e 444.057, di un nuovo sistema detto shunt chopper, un regolatore elettronico del reostato che portò ad un sensibile incremento delle prestazioni in quanto a forza bruta all'avviamento. Con la standardizzazione si operò sull'elettronica dei mezzi di prima serie, per renderli identici a quelli della seconda, ed anche le motrici 056 e 057 dotate di shunt chopper vennero, dal 1981, riportate alle normali condizioni.
 
E.444R
 

La nuova vita su linee veloci però mise in luce la necessità di un ammodernamento tecnico delle E.444, per cui le ferrovie decisero per una serie di modifiche sostanziali dei mezzi in circolazione e per l'aggiornamento tecnologico dei sistemi di bordo. Gli impianti delle E.444 furono rinnovati con i nuovi sistemi sviluppati per le E.632 e le E.656 delle ultime serie, evoluzioni di quelli originali delle "Tartarughe".

Vennero potenziati i gruppi statici e fu modificato il sistema frenante per renderlo più efficiente ad alte velocità. In seguito allo sviluppo di un nuovo gruppo di trasmissione ad alta efficienza si decise di adottare questa soluzione e di non modificare il rapporto di trasmissione delle macchine.

Nelle E.444 sottoposte a revamping nel secondo gruppo venne anche presa la decisione di modificare radicalmente la cabina di guida, da sempre oggetto di forti lamentele del personale di macchina a causa del forte rumore aerodinamico alle velocità elevate, alle infiltrazioni d'aria e non ultimo alla necessità di una bonifica radicale della coibentazione; persero quindi il musetto originale bombato, per adottarne uno moderno, più aggressivo e con meno problemi di comfort, vibrazioni e rumorosità. Il nuovo frontale poteva vantare un coefficiente aerodinamico migliore, con le strutture esterne a filo cassa, nonché uno stile più accattivante e una livrea dai colori brillanti sui toni del grigio (perla e ardesia) e del rosso. La sostituzione della cabina permise di rimuovere radicalmente i pannelli di coibentazione in amianto prima che cominciassero a mostrare segni di decadimento ed a rendersi pericolosi.

Il nome delle motrici venne cambiato in E.444R, Riqualificazione. Con l'avvento della livrea XMPR tutti i mezzi sopravvissuti sono stati ripellicolati con fiancata bianca e testate verdi, con livrea interamente verde o con livrea a due strisce verdi in campo bianco, a seconda del tipo di servizio di destinazione. Per tutto il gruppo delle E444R era previstà una livrea adatta ai servizi Eurostar City Italia, ma solo le unità 029, 081, 089 e 100 hanno ricevuto la suddetta livrea, ma si è deciso di riportarle presto di nuovo in XMPR, come è capitato alla 081.

I prototipi n. 002 e 003 ad oggi sono stati demoliti, benché perfettamente funzionanti e atti al servizio, mentre lo 004 è stato inviato allo smantellamento in seguito ad un incidente presso Vallo della Lucania, dopo un urto con una E.626 in manovra che causò 38 feriti. Il prototipo 001, che possiede ancora i vecchi musi bombati di origine, è stato risistemato nelle officine di Foligno (ed esposto per il 75° compleanno dell'officina) per il momento solamente staticamente, per problemi di costi, ma - da voci di corridoio - si ipotizza anche un suo futuro recupero funzionale. Per ora è possibile ammirarlo (dall' Ottobre 2009) presso il Museo Ferroviario Nazionale di Pietrarsa (NA).

FS E.444.050

La mia prima locomotiva in H0 è la meravigliosa "Tartaruga" di serie. L'articolo è realizzato da RoCo e riproduce in perfetta scala H0 (1:87) la locomotiva elettrica E.444.050 delle FS.

Finalmente è arrivato l'IC "Vesuvio"

Sono finalmente arrivate le carrozze ACME (set di tre elementi così composto: bagagliaio, prima classe a compartimenti e seconda classe) per la composizione dell'IC "Vesuvio".

Insieme alla composizione di ACME è arrivata anche la carrozza ristorante, con la stessa livrea "bandiera", prodotta da Roco.

Un bel quartetto che assieme all'altra carrozza di seconda classe sempre di ACME e già in mio possesso, porta ad una omogenea composizione di 5 elementi il treno, trainato ovviamente da una E.444, la mitica "Tartaruga".